Question
I can speak so softly
Answer
Because I have so much power
Essere tossici, sentirsi tossici, senza rendersene conto. Fino ad un certo punto. Non come Vasco o come Pete Doherty, intendo tossico come l'Eternit o come i colori che usano sui giocattoli made in China col bollino CE contraffatto.
Il mio bollino contraffatto è la razionalità, l'apparente linearità di ragionamento che ti fa dire "è tutto ok, non può esserci nulla di imprevedibile, è tutto così meravigliosamente ordinato", come lo svolgimento di un sistema di equazioni che quello è e quello rimane. E così non serve mettersi al riparo dalle sorprese, non ci vuole l'elmetto o la mascherina o gli occhiali protettivi.
E invece.
C'è che anche da queste parti l'animo è volubile, anche se non lo si da a vedere. Dietro uno sviluppo regolare e metodico di parole e pensieri, c'è un groviglio di impulsi nervosi che dovrebbero e potrebbero essere incontenibili, ma così non è, forse per merito della corazza in acciaio balistico di cui sono rivestito, dentro e fuori.
Succede che queste sinapsi decidono di prendere il comando. Si inserisce il pilota automatico, il calcolatore è convinto di esser lui a guidare, ma altro non è in quel momento che Maggie Simpson che sterza un volante finto, con la massima serietà. Ma non si vive di soli impulsi, e quando finisce la benzina e non c'è più inerzia il conducente torna ad avere un ruolo e un significato.
E cosa fa un iperrazionale quando si trova immerso in un groviglio intricato e illeggibile, una metro di Londra senza cartina? Prende in mano la roncola. Spezza le fibre nervose e apre le maglie. Immaginate Kabir Bedi nella foresta della Malesia. Senza lo sguardo magnetico, e con la barba un po' più corta.
Quando ad inizio 2007 prese forma la versione 1.0 di questo blog, c'erano frammenti de "Il Vile" ovunque. E oggi, come sette anni fa, mi sento un po' Ape Regina.
Posso fare fuori parti di voi
con facilità
La mostruosità di ciò ravviva
la parte cattiva
che non ho avuto mai